Mediazione familiare

Quando è possibile (e quando no) la mediazione familiare

Alcuni la vedono come una risorsa infallibile, a cui fare ricorso in qualunque situazione di conflitto familiare; per altri, al contrario, le potenzialità della mediazione familiare sono limitate, con effetti di scarso rilievo su genitori e coniugi in fase di separazione o di divorzio. Sono visioni diametralmente opposte, che ci permettono tuttavia di introdurre un punto di vista prezioso su questo argomento così vasto e complesso. Nonostante esista ormai da parecchi anni, spesso e purtroppo è ancora deficiente la corretta conoscenza di cosa sia la mediazione familiare e di come sia spendibile come risorsa nel contesto delle famiglie in crisi/conflitto. Il tema dovrebbe essere interpretato – come ripeto sempre alle persone che si rivolgono a me – da una prospettiva differente, ovvero: quando è possibile affidarsi alla mediazione familiare?

E quando invece è preferibile scegliere altre strade? Detto in altri termini: la mediazione familiare va sempre bene? Oppure bisogna riconoscerle dei limiti? In tanti anni che svolgo questo bellissimo mestiere mi è capitato di confrontarmi più volte non soltanto con persone che avevano la necessità di seguire un percorso di mediazione familiare, ma anche con professionisti impegnati in ambiti affini, come quello psicoterapeutico, legale, pedagogico, educativo della coordinazione genitoriale, etc., a loro volta in cerca di supporto o confronto per facilitare o potenziare il proprio ruolo e la propria attività.

Mediazione familiare

Quello che emerge ogni volta è che i confini tra un settore e l’altro sono spesso labili: ben vengano quindi l’incontro e la collaborazione, ben vengano le sinergie e il dialogo fra professionisti, purché non ci siano sovrapposizioni fuori luogo, che rischiano di creare confusione e inficiare il tentativo di supporto e aiuto alla famiglia in crisi. Riassunto in altri termini, bisogna riconoscere che la mediazione familiare può essere utile o superflua a seconda delle esigenze e bisogni, delle situazioni e dello scenario in cui si trova a operare. Vediamo alcuni esempi che possono aiutarci a comprendere il senso della mia riflessione.

LE SITUAZIONI NON MEDIABILI

Talvolta il lavoro di mediazione familiare viene richiesto o indicato/suggerito in situazioni particolarmente delicate,in cui gli elementi ostativi la mediazione familiare stessa possono derivare da condizioni personali e/o relazionali delle persone che stanno attraversando il conflitto. Può accadere che uno o entrambi i partner in crisi o in fase di separazione non manifestino interesse alcuno al dialogo: non hanno voglia di parlare né, persino, di litigare, si mostrano completamente disinteressati l’uno all’altra e non si parlano nemmeno per i figli.

Si possono incontrare situazioni in cui l’atteggiamento utilizzato da chi non vuole separarsi è quello di cassare qualsivoglia soluzione l’altro proponga e di non partecipare e/o interrompere gli incontri di mediazione: “Boicotto lo spazio mediativo, perché so già che mi porterà alla separazione’’. Ancora, è possibile cheuno dei due partner sia “troppo sofferente” per poter partecipare in maniera autentica ed autodeterminata alla mediazione familiare. In alcuni casi il dolore è talmente forte che l’unico modo per sopravvivere è cancellare l’altro: in tali situazioni l’accesso all’altro è del tutto bloccato; l’ex partner non è riconosciuto come interlocutore possibile; la conflittualità è agita ed esasperata, continua, alta e l’altro diventa il nemico da combattere.

Quelle appena descritte sono alcune situazioni che si potrebbero porsi come ostacoli rispetto alla possibilità di IMMAGINARE UNO SPAZIO DI INCONTRO CONDIVISO all’interno del quale poter definire obiettivi comuni; sono casi in cui i tentativi di mediazione familiare rischiano solo di esacerbare i contrasti, aumentando il senso di frustrazione e ingiustizia percepito.

LE ALTRE SEDI PER ELABORARE L’EVENTO SEPARATIVO

In questi casi è opportuno che il dolore della separazione venga affrontato in altre sedi. È necessario un tempo per elaborare l’evento separativo: la mediazione familiare si deve inserire nel momento giusto, quello in cui la ferita non sia troppo sanguinante, recente e quindi dolorosa. Quando i clienti necessitano di un ALTRO TIPO DI PERCORSO di sostegno, il mediatore familiare deve essere in grado di riconoscerlo e valutare eventuali altri interventi (es. terapia di coppia, terapia individuale, supporto psichiatrico, servizi sociali, coordinazione genitoriale, etc.) verso cui accompagnare le persone.

Cigoli afferma che “Occorre essere capaci di individuare non solo le abilità di negoziazione tra i due partner, legata al RICONOSCERSI in quanto persone con una propria identità, in modo da poterla sostenere e arricchire, ma sarà opportuno saper cogliere anche la necessità di ricorrere ad ALTRI STRUMENTI DI INTERVENTO nel caso la coppia non mostrasse di possedere gli elementi basilari per operare una negoziazione. Il mediatore deve essere in grado di riconoscere quale trauma del legame si sia verificato e quanto territorio esso abbia colpito”.

La mia rete esiste proprio per questa ragione: per offrire alle personeun sostegno ad ampio raggio, all’interno di una cornice, e cioè di un network già esistente e già testato in altre occasioni. Se desideri maggiori informazioni sulla mediazione familiare, il mio invito è di contattarmi subito attraverso il modulo dedicato per richiedere una consulenza personalizzata e senza impegno!


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LA PRATICABILITÀ DELLA MEDIAZIONE FAMILIARE

Spetta dunque al mediatore familiare valutare se in stanza di mediazione siano presenti persone mediabili, in grado cioè di pensare ed agire razionalmente, di avere, nonostante la confusione emotiva, un’idea sufficientemente chiara di ciò di cui vogliono discutere, disponibili a cooperare nell’interesse dei figli e con un sufficiente livello di fiducia nel percorso di mediazione familiare. La mediazione è un processo per fasi o stadi ben identificabili, in cui il mediatore familiare è il facilitatore della comunicazione ed il “gestore” delle negoziazioni di altre persone, colui che ne controlla il processo, mentre i mediandi sono responsabili del contenuto (responsabilità individuale, autodeterminazione, potere decisionale, libertà).

La mediazione familiare è una dinamica alla pari, si basa sui principi dell’autodeterminazione e dell’uguaglianza e un giusto bilanciamento di potere tra i mediandi.

Uno SBILANCIAMENTO DI POTERE (psicologico, culturale, economico, fisico, intellettuale… “ma dove vuoi andare tu senza di me”) all’interno della coppia di mediandi porterà dunque ad una valutazione di non mediabilità. Non saranno dunque mediabili quelle situazioni in cui vi siano una malattia psichiatrica riconosciuta, condotte di tossicodipendenza, alcoldipendenza, gioco d’azzardo patologico, intimidazione, estremo squilibrio di potere.

In caso di violenza domestica/violenza contro le donne/ abusi, la mediazione familiare non è un percorso praticabile, come previsto tra l’altro dall’art. 48 della Convenzione di Istanbul dell’11 maggio 2011 e dalla riforma Cartabia (Art. 473-bis.43 Libro II del Codice di procedura civile,Titolo IV bis «Norme per il procedimento in materia di persone, minorenni e famiglie»): la sua applicazione nei casi di violenza domestica, caratterizzati da una disparità di potere nella relazione, sarebbe problematica; è molto alto il rischio di vittimizzazione secondaria e che la mediazione familiare venga adoperata dal partner violento per impedire che si compia realmente la separazione, cercata dal partner vittima di quella violenza, così da evitare l’interruzione della sopraffazione violenta e della dominazione poste quotidianamente in essere.

Devono dunque sussistere, per la praticabilità della Mediazione familiare, dinamiche di contrapposizione ed antagonismo in assenza di paura o terrore. Chiaramente la mediazione familiare non è possibile se sussistono disonestà per aver dato informazioni false, rifiuto o incapacità di accettare le regole base della mediazione familiare stessa o in quei casi in cui, accanto al percorso di mediazione familiare, uno dei clienti, od entrambi, continuano la loro “BATTAGLIA LEGALE” e non viene rispettato il patto “bocce ferme”. La difficoltà di procedere nel percorso di mediazione non è per sempre: a volte il tempo permette al singolo o alla coppia di elaborare la separazione e di accedere alla mediazione familiare in un clima di rispetto reciproco, nell’obiettivo di donare a sé maggiore serenità e ai propri figli una genitorialità condivisa.

Genitori separati con il figlio piccolo

Il mediatore familiare non è un professionista che può fare miracoli e non è un guru del cambiamento! La mediazione familiare è una possibilità, in cui il ruolo e il progetto di mediatore familiare devono essere chiari e trasparenti, in cui ci sia un consenso informato ed un accordo di partecipazione, con dettagliati mandato, obiettivi, riservatezza, imparzialità, ecc.

MEDIAZIONE FAMILIARE E CONSULENZA PER LA GESTIONE DEI CONFLITTI

Il conflitto ha tante sfumature, a volte è più marcate ed esplicite, altre volte più sottili e psicologiche, altre ancora senza risvolti, e quindi con un’empasse fatta di silenzi e attacchi indiretti che non giovano a nessuno. C’è però una differenza ancora più importante da tenere presente in queste dinamiche, ed è la differenza fra coppie di partner e/o genitori in crisi/separazione da una parte e persone con rapporti di altro genere dall’altra. Nel secondo gruppo possono rientrare amici, fratelli e sorelle, zii, cugini, parenti di qualsiasi grado, perfino colleghi di lavoro. Se la mediazione familiare ruota intorno alla crisi della famiglia e alla separazione, in particolare con focus sulla coppia di genitori, la consulenza per la gestione dei conflitti si rivolge invece a chi sta attraversando un conflitto generato da questioni di eredità, lavoro, vicinato, ecc… In questo caso la soluzione può risiedere proprio nella gestione e trasformazione della relazione conflittuale da parte di una mediatrice esperta.

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Se hai sentito parlare di mediazione familiare e vorresti approfondire, o se credi di aver bisogno di una mediatrice per gestire un conflitto interpersonale ma non sai a chi rivolgerti, ricordati che puoi contattarmi senza impegno per un primo incontro informativo gratuito. Si tratta di una consulenza online o di persona, in questo caso nel mio studio di Lecco, offerta a tutti coloro che desiderano avere un confronto preliminare per capire come funziona la mediazione familiare, quali strumenti mette a disposizione e come avviare un percorso di questo genere. Compilando il modulo di contatto, riceverai le istruzioni necessarie per prenotare un incontro a distanza o per fissare un appuntamento qui in studio. Affidati subito alla mia esperienza e scopri l’efficacia di una mediazione familiare su misura.

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