Le relazioni tra fratelli meritano rispetto e attenzione alla pari delle relazioni con altri familiari, siano essi partner, cugini, zii, genitori o nonni. Spesso si trascura il tema dei conflitti tra fratelli adulti, conflitti che possono rivelarsi tra i più distruttivi nelle dinamiche familiari. La relazione fraterna si sviluppa infatti lungo l’intero arco della vita: il legame tra fratelli, con una durata media di circa 80 anni, rappresenta il più duraturo tra tutti i vincoli familiari. In effetti, si è fratelli e sorelle per un periodo significativamente più lungo rispetto a quello in cui si è figli o coniugi. Tuttavia, è importante notare che tali relazioni possono essere anche le più faticose e conflittuali, caratterizzate da contrasti e rivalità che variano in intensità e gravità.
Quando i rapporti degradano, aumenta infatti il rischio di escalation, un rischio che può portare all’inasprimento della relazione e a veri e propri conflitti in concomitanza con il verificarsi di eventi delicati, come la gestione di un’eredità, la definizione dei confini di una proprietà, le scelte da affrontare per un genitore anziano o un familiare non più autosufficiente… e altri scenari affini.
Superata una certa soglia critica, gli esiti dell’escalation risultano imprevedibili: comunicazione disfunzionale, gesti di violenza, insulti e minacce (dettati spesso dalla rabbia e dalla frustrazione nel non trovare un accordo, più che da reali intenzioni di ferire) arrivano a pregiudicare qualsiasi possibilità di riconciliazione, con ovvie conseguenze nefaste sulla relazione tra i due fratelli nel breve e soprattutto nel lungo termine. L’astio tra i soggetti coinvolti può spesso trasformarsi in una faida familiare, coinvolgendo anche le generazioni successive.
Di solito, non si considerano adeguatamente gli aspetti emotivi e relazionali sottesi alla contesa: la logica “win-lose” raramente soddisfa entrambe le parti. Infatti, una vittoria economica non corrisponde mai al vero risarcimento desiderato; nessun importo può compensare la “mancanza relazionale”. Dietro le dispute per beni materiali, per esempio, spesso si cela un profondo bisogno di riconoscimento e di compensazione per i danni subiti, non tanto dal punto di vista economico, ma per ciò che non è stato ricevuto affettivamente.
I SINTOMI DI UN POSSIBILE CONFLITTO TRA FRATELLI/SORELLE
Come fare quindi se ci si rende conto che il rapporto sta degenerando? E prima ancora, quali sono i segnali di un possibile inasprimento del conflitto? Partendo innanzitutto dai segnali, i sintomi che indicano un progressivo deterioramento nelle relazioni tra due o più fratelli o tra due o più sorelle includono, a titolo di esempio:
- assenza di dialogo, di una comunicazione diretta, de visu, anche laddove sarebbe necessaria: al suo posto subentrano scambi scritti, tipicamente messaggi, SMS o email, con maggior rischio di interpretazioni unilaterali e fraintendimenti;
- attribuzione del proprio ruolo ad altre persone, per cui un fratello potrebbe assegnare alla moglie il compito di rispondere a determinati messaggi, o delegare in toto la gestione dei rapporti con gli altri fratelli;
- ricatti più o meno velati, che possono fungere da leva per gli altri membri della famiglia (dai fratelli ai genitori, ai cugini, ecc). Un ricatto ricorrente, soprattutto nei confronti dei nonni, è quello di evitare visite (magari con i nipoti appresso) finché non si verificano le condizioni stabilite da colui che ricatta;
- assenzada occasioni di ritrovo familiare, adducendo scuse
Segnali come questi non devono mai essere sottovalutati né ignorati, perché potrebbero nascondere il germe di una futura escalation. Ma in che modo è possibile trovare un accordo se le le persone coinvolte hanno visioni opposte? In questo caso, come anche in altri, entra in gioco non tanto la mediazione familiare (riguardante genitori in fase di divorzio o di separazione) quanto la mediazione in famiglia a supporto di una gestione costruttiva dei conflitti.
In questo contesto, il mediatore familiare ha la capacità di percepire non solo la richiesta legata al valore materiale, ma, soprattutto, di ascoltare il bisogno di connessione e relazionalità che si nasconde dietro tali conflitti. Vediamo di che cosa si tratta e come funziona.
RIDURRE L’ESCALATION GRAZIE ALLA GESTIONE DEI CONFLITTI
Gestire il conflitto, o ancor meglio, trasformare la relazione conflittuale, significa imparare a mettere da parte rabbia, frustrazione, rancore e astio in favore di un dialogo costruttivo con il prossimo (nella fattispecie di questo articolo con il proprio fratello o la propria sorella). Detto così sembra un processo scontato, e quindi semplice, ma l’esperienza in mediazione familiare e dei conflitti mi insegna che non esistono pulsanti o bacchette magiche. Il cambiamento richiesto per arrivare a trasformare il conflitto in maniera proficua necessita di comprensione di quelli che sono i meccanismi che governano le relazioni umane, relazioni che hanno bisogno di tempo e cura.
Ecco perché esiste la figura del mediatore familiare e dei conflitti. Questo professionista ha il compito di accompagnare le persone a prendersi cura delle loro relazioni, facilitandone la comunicazione ed il dialogo, nonché competenze di negoziazione, trasmettendo, in tal modo, ai diretti interessati le best practice per una gestione del conflitto efficace (vere e proprie tecniche di comunicazione e comportamento che vanno a costituire una sorta di “libretto di istruzioni” per affrontare questo genere di situazioni). Non solo, perché il mediatore familiare e dei conflitti è anche colui o colei che “supervisiona” il processo, definendo di comune accordo con i mediandi gli argomenti da affrontare e gli obiettivi da raggiungere e controllando i progressi del gruppo di lavoro secondo un calendario di incontri pianificato, in un contesto riservato, neutrale, secondo i principi della volontarietà, dell’autodeterminazione e della libertà decisionale. Se le parti in conflitto sono l’orchestra, il mediatore familiare e dei conflitti è il direttore che deve coordinare i musicisti e consentire loro di suonare una musica condivisa, armoniosa ed equilibrata. Come avviene tutto questo in concreto? Scoprilo con una prima consulenza gratuita!
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Una delle principali preoccupazioni da parte di chi si approccia alla gestione del conflitto concerne il tempo. Trovarsi di persona per cercare di costruire un dialogo insieme a un mediatore familiare viene visto come una perdita di tempo prezioso. Ci sono poi casi in cui uno dei due fratelli o sorelle, se non entrambi, sono disposti a vedersi e parlare soltanto a distanza. Per queste ragioni, la mediazione in famiglia può svolgersi sia in presenza che a distanza: sebbene gli incontri dal vivo consentano di instaurare una comunicazione più completa e raffinata, i moderni strumenti di videocall di gruppo (da Zoom a Google Meet passando per Streamyard) rappresentano una valida alternativa laddove ci sia bisogno di “rompere il ghiaccio”, o sopperire alla mancanza di tempo di uno degli attori coinvolti (come anche alla distanza, se la persona è fisicamente impossibilitata a muoversi) o ancora gestire certi aspetti minori o specifici che possono emergere durante il percorso di mediazione.
Per queste ragioni, è importante affidarsi alla competenza e alla professionalità di uno specialista in gestione dei conflitti, il referente più indicato per avviare e gestire un percorso di mediazione in famiglia ed evitare la tanto temuta e dannosa escalation. Se cerchi un aiuto all’altezza delle aspettative, ti invito a compilare il modulo di contatto dedicato, descrivendo in dettaglio la tua richiesta e le tue esigenze. Sono sicura che insieme riusciremo a ridimensionare e trasformare il conflitto e costruire un dialogo proficuo per te e per i tuoi fratelli e sorelle.
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